Leggi le recensioni sempre tutto d’un fiato per il timore che siano critiche e distruttive. Certo, lo sai, che il tuo romanzo potrebbe non piacere, ci sta, è normale, ma nonostante questo, come una mamma apprensiva, vorresti che la tua creatura non subisse traumi, e che tutti ti dicessero che è bellissima. Non può accadere, lo sai, che piaccia a tutti… però quando qualcuno, come Marika di I-Libri, ti dà cinque stellette su cinque… beh, rimani incantato!
Recensione di Marika su i-libri del 31 gennaio 2011
“Deve avere una funzione il dolore. Non è possibile che ci sia così, tanto per esserci. Dio, ammesso che esista, deve averlo pur creato per un motivo. Va bé, di cazzate ne ha fatte tante, ma tante. Le zanzare, per esempio. Cosa esistono a fare le zanzare? Se voleva cibare gli uccelli poteva creare delle palline di carne con le ali. Era sufficiente. Perché fare degli esseri che, oltre a succhiarti sangue e procurarti prurito, riescono, con quel ronzio di merda, a destarti da un sogno erotico con Sharon Stone? Perché non possiamo scopare la Stone nemmeno in sogno? Perché? Ma quando si ha la presunzione di poter creare l’universo in sei giorni… riposandosi il settimo per giunta… È questo che mi fa imbestialire, si è riposato il settimo convinto di aver fatto un buon lavoro. Evidentemente la Stone non è il suo tipo e alle zanzare il sangue celestiale non aggrada. Dico io, poteva metterci qualche giorno in più, che gli costava? C’era forse qualcuno che gli metteva fretta? Gli sarebbe venuto meglio. Un mondo senza zanzare, senza polvere, senza stanchezza… senza dolore“.
Peter è uno studente alle prese con un amore tormentato, che divide l’appartamento con altri tre ragazzi e trascorre le sue giornate tra bevute, bravate e studio svogliato. In “Cassonetti” viviamo la quotidianità degli universitari fuori sede, con l’incubo costante del bagno da pulire, la magia della pausa caffè, l’affitto da pagare e la confusione dei discorsi notturni che spaziano dalle confessioni più intime ai sogni più reconditi e difficili da realizzare.
Il tono colloquiale e i dialoghi fitti che aprono il romanzo non lasciano presagire una struttura narrativa costruita su più livelli, complessa ed intrigante. Ma il lettore attento avrà bisogno solo di poche pagine per intuire che non si trova di fronte ad una banale storia di disagio giovanile, e sorridendo inizierà diligentemente a concentrarsi su ogni particolare per aver ben chiaro il quadro d’insieme. Antoni, infatti, gioca col tempo facendo di una trama apparentemente lineare un circolo di eventi, una giostra di situazioni che si ripetono in un originale déjà vu.
Il ritmo concitato non nega alla riflessione intimistica il suo giusto peso e i momenti dolorosi sono sempre alleggeriti da un’intelligente ironia. Anche il finale rispetta la coerenza dell’intreccio, sicché l’autore può stare tranquillo: il suo Peter non è una delle tante gocce che sparisce senza lasciare segno…
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