L’idea è geniale, tanto che l’avrei voluta avere io, niente da dire. Ricostruire la storia di Gesù, i suoi primi trent’anni di vita, di cui non si sa nulla, dal punto di vista del suo migliore amico d’infanzia, Biff. Una totale “testa di cazzo” come lo definisce l’Angelo Raziel a cui è stato affidato il compito di farlo risorgere per permettergli di scrivere il suo Vangelo, Il Vangelo secondo Biff.
Che poi in realtà non è così Biff, e ci si affeziona: è irriverente, simpatico, una macchietta che inventa il sarcasmo, che Gesù imparerà a utilizzare con maestria. E così Biff ci fa scoprire un Gesù umano, divertente, angosciato dal dilemma se sia lui o meno il messia, e di come lo si fa, il messia, e quale sia il messaggio che deve trasmettere al popolo, oltre a quello sulla bontà della pancetta affumicata, che a tutti gli ebrei sarà permesso di mangiare. Un Gesù che si arrabbia con il Padre, che gli parla senza peli sulla lingua. Un Gesù che cammina sulle acque solo perché ha lo stomaco pieno e non può fare il bagno, un Gesù che si burla degli altri ed è ossessionato dal sesso, dal capire quali siano le sensazioni perché a lui tale piacere è negato. Biff in tutto questo gli fa da scudiero e da amico. Lo accompagna nel cammino spirituale alla ricerca dei Re Magi in oriente, sempre al suo fianco fino alla fine.
Il romanzo è scoppiettante. Uno di quelli che ti fa ridere a fior di pelle e a volte riflettere. A tratti ti trascina in accelerazioni improvvise, a tratti però rallenta il ritmo. Questo è il limite di Il Vangelo secondo Biff: scorre a corrente alterna. Ma tutto sommato tanto di cappello a Christopher Moore. Avercela avuta io l’idea!
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