Abito all’ottavo piano, trilocale. Camera, cucina, salotto e bagno cieco. Senza finestre, voglio dire. C’è un aspiratore, ma cosa vuoi che aspiri in un condotto di aspirazione a cui sono collegati 60 appartamenti. Se fosse per me, ne aprirei una di 2 metri per 2, di finestra, con vista sul parco. Ma di là del muro c’è solo un altro bagno, quello di Miss Jones.
A parte il bagno, l’appartamento è più che decente, un po’ disordinato, questo sì, ma più che decente. Arredamento minimalista, sia ben inteso. L’indispensabile per un lupo solitario. Non sto qui a descriverlo, ma immagina delle stanze con pochi mobili e niente suppellettili. Pareti bianche spoglie, tranne una. Ricoperta di cd e libri. E un’altra, con un vecchio pianoforte di noce. Divano blu al centro sopra un enorme tappeto persiano. L’unico optional, non mio, ma di un cliente che se lo è dimenticato nel portabagagli. In camera, un letto matrimoniale con le doghe, sempre disfatto e sempre troppo grande.
In cucina poi c’è la grande vetrata che dà sulla piazza. I miei occhi sul mondo. E lì che mi incanto con in mano la tazza di caffè ogni mattina. Fantastico sulla gente che passa e sulla loro vita. Come puoi non farlo quando guardi qualcosa dall’alto e vedi gli uomini piccoli piccoli affaccendati a rincorrere la vita.
Non so da che altezza Dio abbia creato il mondo.
Ma era perlomeno un ottavo piano.
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