Carlo Lucarelli, Marchenoir, la Carboneria letteraria & Friends

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Qualche giorno fa, per puro caso, perché in altro modo non sarebbe potuto accadere, ho incontrato Carlo Lucarelli sul binario alla stazione di Bologna. Mi sono avvicinato e presentato come “scrittore”, il che mi è sembrato quasi supponente, anche se ho scritto due romanzi e qualche altro libro più “tecnico”. Ma così è andata, e ormai l’errore l’ho fatto, anche se poi ho scoperto che lui era a conoscenza del mio ultimo romanzo, che ce l’aveva (io, tonto, non ho avuto la prontezza di chiedergli come lo aveva avuto) e che l’avrebbe letto. Il che, non posso nasconderlo, mi lusinga e mi preoccupa assai. In ogni caso, è stato un incontro davvero piacevole, anche se solo per qualche minuto. E solo sulla via di ritorno in treno, mi è venuto in mente che mi sono dimenticato di raccontargli di Marchenoir (Italic peQuod, 2012), e che un mio racconto è stato pubblicato in questa antologia. E di conseguenza mi sono dimenticato di chiedergli se lo conosceva, se aveva avuto modo di leggerlo e cosa ne pensava. Insomma si tratta del genere in cui Carlo Lucarelli è maestro, e un suo parere sarebbe davvero prezioso.

Così, da questo incontro, trovo occasione di parlarne io, di Marchenoir, anche se sono parte in causa e il mio parere ha sicuramente assai meno valore. Ho partecipato a questa antologia con grande piacere. Uno, perché mi obbligava a cimentarmi in un genere nuovo, a me non consono, e, due, perché l’invito proveniva dalla Carboneria Letteraria (“un’associazione segreta di Pulcinella volta alla cospirazione letteraria”, come si definisce), e sebbene conoscessi solo alcuni dei componenti, era bello poter condividere un libro con persone appassionate di scrittura come me. Quando ho aperto il libro e mi sono cimentato nella lettura ero un po’ timoroso. Temevo di ritrovare il mio scritto in un insieme di racconti raffazzonati e di bassa qualità, in fondo non conoscevo lo stile degli altri partecipanti, e soprattutto non ero del tutto convinto della qualità del mio, di aver centrato il tema e di averlo sviluppato bene. In realtà non ne sono convinto nemmeno ora, ma poco importa. Quel che importa invece è che la qualità dei racconti è davvero molto buona, degna della migliore raccolta del genere. Scritti bene, catturano il lettore, e in poche pagine sviluppano un caso. I curatori Andrea Bacianini e Antonio Maddamma individuano il filo comune  che unisce i racconti nel tema dell’invidia. A dire il vero, io faccio fatica a coglierlo, ma come ho già detto sono poco avvezzo a questo tipo di narrativa. Quello che ci vedo io è molto più semplice: si tratta di una bella raccolta, che si fa leggere con leggerezza, da portarsi dietro e tirarla fuori nei momenti di attesa, per lasciarsi distrarre, e anche (e forse questo è il vero filo che ci vedo io) sentire e vivere i luoghi, i profumi e le sensazioni che la nostra meravigliosa regione è capace di evocare (omicidi a parte) e, per chi ama le Marche, anche se non amante del genere noir, può essere un motivo più che sufficiente (e valido) per gustare appieno il libro.

Ps. Sul parere di Lucarelli… be’, quando lo incontrerò la prossima volta glielo chiederò (ma dubito che possa succedere del tutto casualmente).

Gianluca Antoni

Gianluca Antoni

Psicologo Psicoterapauta Ipnotista, Career Coach, Formatore, Scrittore

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