Seguito ideale del precedente “Cassonetti”, “Il peso specifico dell’amore” di Gianluca Antoni, romanziere e psicoterapeuta marchigiano con alle spalle diverse pubblicazioni professionali per il Sole24Ore, è uno di quei romanzi cui non si può restare indifferenti. Ogni capitolo, ogni pagina, a volte persino una sola frase, porta con sé un’emozione diversa: con questo libro si sogna (poco, per la verità, ma il sogno rimane sullo sfondo, come un’utopia resistente a tutto, anche alla vita), ci si arrabbia anche violentemente, si piange, si ricorda e si prova una nostalgia tremenda, struggente come sa essere solo la nostalgia che si prova non per ciò che è stato, ma per ciò che sarebbe potuto essere. Molti lo chiamano rimpianto, ma quella descritta da Gianluca Antoni è una sensazione ancora più sottile: traspare limpidamente dalle trame di una storia che come nessun’altra sa esprimere la voglia di trovare un senso, la voglia di amore e di inderogabili certezze di una generazione allo sbando, che non sa più dove cercare.
Da “Il peso specifico dell’amore” si evince perfettamente la formazione psicoanalitica dell’autore, la cui particolare maestria sta nel mettere la psicologia a servizio dei suoi personaggi e non il contrario, come purtroppo accade spesso: quello che ne viene fuori sono personaggi reali, vividi, ciascuno dei quali potremmo essere noi. E’, infatti, impossibile sentirsi estranei a uno qualsiasi dei protagonisti di questo romanzo: c’è chi ci somiglia di più, chi di meno, ma sono tutti, indistintamente, parte di un’umanità con cui viviamo e ci scontriamo tutti giorni, che è dentro di noi, nel bene e nel male.
Definire “Il peso specifico dell’amore” un romanzo di formazione nel senso classico del termine forse non è esatto, ma lascia ben intendere come ogni personaggio – soprattutto Peter, il protagonista – inconsapevolmente porti avanti un percorso di formazione che arrivati all’ultimo capitolo ci restituirà un personaggio nuovo, che gli eventi hanno cambiato profondamente.
In questo romanzo c’è tutto: l’amore, il dolore, la gioia, l’atrocità e il paradossale, ma ogni cosa è ammantata dal velo salvifico dell’ironia, la grande dote che è stata data all’uomo per resistere alla vita e per sopportare l’insopportabile, stringendo i denti e barando quando il destino gioca duro.
Mi aspetto – e spero – di vedere presto Antoni pubblicato da un Grande editore, di quelli in grado di piazzare i propri libri ovunque; me lo aspetto perché una scrittura del genere in Italia non l’ho mai letta, né ho mai ascoltato una voce, una narrazione, più capace di rendere appieno la complessità dell’animo umano… (leggi tutta la recensione)
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