Gran bell'esordio, quello di Viviana Viviani con Il canto dell’anatroccolo (Corbo Editore, 2013). Davvero un bel romanzo, scritto bene e con una trama che ti cattura piano piano per poi inchiodarti al libro fino alla fine.
All’inizio sembra una raccolta di racconti, di storie di alcuni personaggi curiosi (Rosa allergica al contatto degli uomini, Arianna una bambina circondata da amici immaginari, Andrea che al contrario fa fatica a usare l’immaginazione, Alvise lo scrittore di aspetto e intelligenza superiore alla media) indipendenti l’uno dall’altro; poi le storie cominciano a intrecciarsi, ad avvitarsi l’una sull’altra, ruotando intorno all’omicidio irrisolto di una professoressa. Ma il romanzo non è un thriller, né un giallo, né un noir. L’omicidio è solo il collante per raccontare la psicologia di personaggi affascinanti ognuno a modo suo. Lo stile narrativo è pulito, lineare e maturo. Ci sono qua e là perle di saggezza, frasi che ti rimangono dentro, da trascrivere sul diario. E alla fine ti rimane la sensazione di aver letto una bella favola, ben scritta, e dalla trama ben intrecciata e armonica.
Brava Viviana.
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