Se un romanzo non mi piace, preferisco non scriverne affatto piuttosto che stroncarlo. Poi ci sono le eccezioni, e La verità sul caso Harry Quebert di Joël Dicker è tra queste. Mi aspettavano 12 ore di treno, non avevo nulla da leggere, e così ho acquistato questo malloppo di 700 pagine (per fortuna a prezzo scontato in versione kindle). Avevo letto sui giornali belle presentazioni e interviste a Joël Dicker, lo scrittore del momento, e il libro veniva presentato come “il noir che ha conquistato in pochi mesi milioni di lettori”, vincitore anche di alcuni premi letterari prestigiosi. Insomma, pensavo potesse essere un’ottima lettura per far volare il viaggio. E invece…
E invece il romanzo è risultato ben al di sotto delle aspettative e, soprattutto, mi ha infastidito per tutto il tempo. A infastidirmi sono stati i personaggi del libro. Quasi tutti (si è salvata solo la vecchietta che è stata uccisa subito)! La storia narra di uno dei più grandi scrittori americani, Harry Quebert, che viene incriminato per l’uccisione di una quindicenne di nome Nola Kellergan, di cui era perdutamente innamorato (tipo Lolita di Nabokov) quando lui era trentacinquenne. Questo amore “impossibile” è la fonte di ispirazione del romanzo Le origini del male, il capolavoro di Quebert, descritto come uno dei più grandi romanzi della letteratura contemporanea. A raccontare tutta la storia, c’è un altro scrittore di successo, Marcus Goldman, pupillo e amico di Quebert, che dopo il grande esordio si trova ora senza ispirazione alla ricerca di un nuovo soggetto da scrivere. Per sua fortuna viene ritrovato dopo trentanni il corpo della ragazza nel giardino di Harry Quebert, il che, spinto dal suo editore che gli sborsa un anticipo di un milione di dollari (in America l’editoria non sente crisi), lo porta a sbloccarsi e scrivere la storia sul caso di Harry e delle indagini che ricostruiranno tutta la storia.
Ma torniamo ai personaggi: Nola, la quindicenne per cui il grande scrittore Quebert perde la testa, non ha niente a che fare con la Lolita di Nabokov, neanche lontanamente. Dai dialoghi di lei, ne emerge una ragazzina scialba, da latte alle ginocchia. Sicuramente, a parte la bellezza, non è un personaggio che può far perdere la testa a un adulto, al massimo ad un adolescente di un romanzo di Moccia. Ma al grande scrittore Quebert invece succede. Il romanzo che scriverà su di lei risulterà un capolavoro. Ecco, peccato che vengono riportati alcuni brani di questo romanzo capolavoro e pure la conclusione, e se quello che è riportato rappresenta un capolavoro di letteratura, beh, siamo messi davvero male.
Fortuna che c’è l’altro scrittore di successo nel libro, Marcus Goldman, anche lui osannato dalla critica e dai lettori. Ma se è osannato dalla critica e dai lettori, mi domando, perché scrive con uno stile così banale? E poi lì tutti a lodarlo, a dire che è una persona fantastica, un genio. Ma dove? Risulta antipatico, privo di ironia, senza alcuna qualità, insomma una di quelle persone cui preferisci stare alla larga.
Per non parlare di altri personaggi. Al top della classifica la madre di Marcus, una personaggio “macchietta” messa lì dall’autore a fare battute spiritose, ma che se potessi strozzarla, lo farei con gusto. Non c’entra niente con il romanzo, non aggiunge nulla. E poi non esiste una persona così nella realtà, che parla in quel modo con il figlio.
Potrei scrivere di altri personaggi ancora, dei dialoghi, dello stile, del contenuto ma il mio tempo è prezioso, devo andare a trapiantare un ciliegio in giardino, e ne ho perso fin troppo, di tempo, per star qui a scrivere su La Verità sul caso Harry Quebert. Perciò mi fermo.
Dico solo che qualche qualità la possiede, il romanzo, come no. In fondo si fa leggere fino alla fine. Se fosse stato lungo la metà, se avesse caratterizzato i personaggi, se avesse curato i dialoghi rendendoli reali, se avesse eliminato tutte le ripetizioni, se avesse presentato gli scrittori coinvolti senza enfasi sarebbe stato un bel romanzo. Ma se volete leggere un bel noir, beh… cercate altrove.
Il ciliegio mi aspetta. Buone letture!
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