Eccomi qua a scrivere le impressioni di lettura de Il peso specifico dell’amore, non quello mio, l’Originale (nel senso di nato prima), ma quello di Federica Bosco, uscito per i tipi della Mondadori il 3 marzo scorso. Ero curioso di leggerlo, non tanto per la trama o per conoscere lo stile dell’autrice (che già conoscevo, lessi a suo tempo Mi piaci da morire) ma quanto per scoprire l’attinenza tra il contenuto del romanzo e il titolo.
Se ci fosse stata, avrei dato una valida attenuante alla “scorrettezza” della Mondadori. Prima di parlare di questo però, dato che l’ho letto, vi scrivo cosa penso del romanzo in sé.
Il peso specifico della Bosco è un romanzo che si lascia leggere con leggerezza. È un romanzo rosa, una commedia a lieto fine, senza grandi colpi di scena. Stile Sex and the City o Il diavolo veste Prada, per intenderci. La narrazione è lineare, semplice, e dopo un inizio stentato, entri nella vita di Francesca, editor della Bigazzi Edizioni, a cui viene affibbiato il compito di seguire la stesura di un romanzo ancora inesistente dello scrittore italiano più venduto, affermato e affascinante, un narciso dal nome Leonardo Calamandrei. Il compito è di fargli scrivere questo benedetto romanzo entro due mesi per poter partecipare al premio Strega con l’obiettivo di vincerlo. Nel privato Francesca si trova a vivere una relazione insoddisfacente con un uomo, Edoardo, di cui non è più innamorata, un uomo che la fa sentire molto amata, che la coccola, la serve e la riverisce, insomma troppo buono per essere lasciato. In più, Francesca è angosciata per la depressione della madre, chiusa in una clinica e sotto tutela di una zia arcigna. Al suo fianco, per fortuna, ci sono due grandi amici, Paola e Alessandro, entrambi centrifugati da storie d’amore finite male, ma complici in tutto e per tutto.
Come una commedia di Hollywood, la storia si sviluppa in modo abbastanza prevedibile con qualche episodio divertente, qualche battuta simpatica e qualche colpo di scena che rende il romanzo gradevole. Insomma se volete passare qualche ora spensierata, la lettura de Il peso specifico dell’amore di Federica Bosco può fare il caso vostro.
Ma veniamo al titolo. Riporto l’unica frase (e lo faccio perché l’ho già vista in rete, tra i commenti su amazon) in cui nel romanzo si parla del peso specifico dell’amore: “Fino a quando l’abitudine supera il peso specifico dell’amore e allora ti rendi conto che l’unica cosa che puoi ancora salvare… sei tu”. Tralasciando il fatto che se vogliamo confrontare due cose dovremmo utilizzare la stessa unità di misura (sarebbe stato corretto “Fino a quando il peso specifico dell’abitudine supera quello dell’amore”), nel resto del libro non si parla mai del peso specifico dell’amore. Ciò fa supporre che il titolo sia stato scelto solo perché ritenuto un bel titolo, tutto qui. Il romanzo parla d’amore, sì, ma ci sarebbero stati altri bei titoli molto più attinenti. Il più attinente, a mio modesto avviso, sarebbe Ciò che amore non è, che è anche un bel titolo e non esiste ancora nessun scrittore che l’abbia usato (ci ho perso quasi un minuto per verificarlo!). Vero però che in commercio c’è l’ultimo romanzo di Alessandro D’Avenia da un titolo troppo simile Ciò che inferno non è, comprensibile quindi che non si possa utilizzarlo, chissà come reagirebbe il suo editore (opss, indovinate un po’ di chi si tratta?).
Ora, c’è un’altra cosa che mi ha lasciato a dir poco basito nel romanzo di Federica Bosco. Purtroppo non posso raccontarlo perché dovrei svelarvi particolari del finale. Riguarda cosa combina Leonardo Calamandrei e cosa succede alla protagonista quando esce il nuovo romanzo. Lei si imbestialisce e, vi assicuro, ha tutte le buone ragioni per farlo, vuole giustizia.
Nella realtà non è successa la stessa cosa, tra il mio peso specifico dell’amore e il tuo, sia ben chiaro, cara Federica, ma delle assonanze, seppur minime, ci sono. A maggior ragione, proprio per la storia che hai raccontato, dovevate starci doppiamente attenti (tu e la Mondadori).
Bastava un minuto per controllare.
Ps. Lo so, miei prodi lettori, dopo questo finale sarete pure curiosi di leggerlo, il libro della Bosco. Nel qual caso vi ricordo che potete sempre prenderlo in prestito dalla biblioteca!
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