Conoscere la nostra mente

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robert kennedy 01La vita ci mette a dura prova quando eventi e circostanze avverse si abbattono sul cammino verso la realizzazione dei nostri desideri. Abbiamo la sensazione di non poter fare nulla, che qualcuno o qualcosa ce l’abbia con noi, o che ci manchino le risorse e la fortuna per ottenere ciò che vogliamo ed essere felici. Sentiamo l’esigenza di prendercela con qualcuno: Dio, il governo, la società, gli altri, poco importa con chi o cosa. Il fatto è che ci sentiamo vittime di un’ingiustizia: chi ha tutto e chi ha niente, a qualcuno le cose gli cadono dall’alto senza sforzi e a qualcuno nonostante gli sforzi non succede niente. Ma fin dove arriva la possibilità di incidere sulla nostra esistenza?

Se comprendiamo come funziona la mente umana, la risposta è incoraggiante: possiamo sempre fare qualcosa.

Immagina di essere alla guida della tua auto, appena acquistata con un finanziamento. Stai guidando tranquillo quando all’improvviso da una strada laterale sbuca una macchina a velocità folle senza rispettare lo Stop. Tu sterzi bruscamente per evitare l’impatto, inchiodi. Lo stridore delle gomme sull’asfalto, la tua auto sbanda e rischi di finire contro un albero. Bastavano pochi centimetri, e addio alla tua macchina nuova di zecca. Cosa ti succede? Come ti senti? Probabilmente la tua prima reazione è di paura, poi, subito dopo, ti sale la rabbia verso quel delinquente che non ha rispettato lo Stop. “Non può guidare così!” – pensi. E preso dal nervosismo, ingrani la marcia e lo insegui, per dirgliene quattro e metterlo in riga. Sei arrabbiatissimo. Lo raggiungi, lo superi, lo fai accostare. Scendi, e con un atteggiamento minaccioso ti dirigi verso di lui. Hai ben in mente il discorso: gli urlerai in faccia che è un pericolo per se stesso e per gli altri, che è uno spericolato, un incosciente, e sai che se dovesse reagire male potresti anche mettergli le mani addosso. Sei carico, nulla ti può fermare. Intimi al guidatore di scendere. La portiera si apre: scende una donna di mezza età con le lacrime agli occhi e singhiozzante. Senza lasciarti parlare ti chiede scusa, dice che sta correndo al pronto soccorso, che l’hanno chiamata perché suo figlio ha avuto un incidente grave, e non sa cosa gli è successo. È sconvolta, disperata, le tremano le mani. Cosa ti succede a questo punto? Cominci a inveire contro di lei? Vuoi ancora metterle le mani addosso? Sei ancora furioso? Probabilmente no. Probabilmente la tua rabbia svanisce e viene sostituita da un’emozione di compassione o addirittura da un senso di colpa. Ti dispiace. La donna ora non è più una delinquente attentatrice alla vita degli altri, ma una povera donna sconvolta. Anche tu al suo posto potresti non accorgerti di uno stop. E così, piuttosto di metterle le mani addosso, la inviti a salire sulla tua auto e l’accompagni al pronto soccorso, in modo che non commetta altre imprudenze.

Quando hai visto la donna singhiozzante, cosa è avvenuto nella tua mente da causare un cambiamento così radicale dei tuoi pensieri, delle tue emozioni e del tuo comportamento?

In quel momento nella tua mente è cambiata la lente attraverso cui percepivi la realtà. Prima di allora il non rispettare lo Stop lo vedevi come un comportamento ingiustificabile, successivamente invece, mettendoti nei panni della donna, lo stesso comportamento è diventato ai tuoi occhi comprensibile. Di conseguenza è cambiato tutto.

Questo esempio ci illustra che noi non ci relazioniamo con una realtà oggettiva, bensì con una realtà soggettiva. In altre parole non reagiamo agli eventi che ci accadono ma all’interpretazione di questi eventi. È come se tra l’evento che ci accade e la nostra reazione ci fosse un filtro (la nostra mente), e in funzione di questo filtro reagiamo, in un modo piuttosto che in un altro. Cambiando il filtro, di fronte allo stesso evento, ad esempio l’auto che non rispetta lo stop, cambia la nostra reazione.

Purtroppo cambiare il filtro che provoca la nostra reazione non è così semplice. Reagiamo in modo automatico, senza pensare, e anche se ci rendiamo conto di sbagliare, una forza interna, apparentemente non controllabile, ci spinge a reagire così. Questo avviene perché il filtro è un meccanismo subconscio, complesso e ben oliato, che si è strutturato negli anni attraverso l’opera dell’educazione, della cultura, delle abitudini e delle esperienze. Non è possibile sbarazzarsene in un sol botto per sostituirlo con uno nuovo di zecca, ma diventarne consapevoli è il primo passo per il cambiamento. Perciò quando ti succede qualcosa che ti provoca una reazione “sbagliata”, fermati e rifletti. Conta fino a dieci e individua il tipo di filtro che utilizzi. Domandati: quale “lettura” di ciò che mi succede provoca questa mia reazione? Quale visione alternativa mi può aiutare a reagire diversamente?

Se ad esempio quando sei alla guida ti arrabbi continuamente per tutti i “soprusi” che senti di subire da chi ti supera da destra o ti ruba il parcheggio o non rispetta la precedenza e così via, e sei stanco di tornare a casa con i nervi a fior di pelle, potresti renderti conto che la tua reazione è causata da un filtro “ideale”: ti aspetti che tutti i guidatori siano rispettosi del codice della strada. Così purtroppo non è. Basta osservare il traffico per rendersi conto che avviene esattamente il contrario: sembra che la normalità sia non rispettare il codice. Se accettassi questo dato di fatto, modificando il tuo filtro, probabilmente non reagiresti più con rabbia a chi ti supera da destra o a chi non rispetta la precedenza. Li considereresti eventi “normali”, e arriveresti a casa tranquillo. Ti ci vorrebbe un po’ di tempo, ma con respiri profondi e un po’ di allenamento, arriverebbe il giorno in cui il nuovo filtro sostituirebbe per sempre quello vecchio.

Nel prossimo post parleremo di quale l’atteggiamento migliore per prendere il pieno controllo della propria vita.

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Gianluca Antoni

Gianluca Antoni

Psicologo Psicoterapauta Ipnotista, Career Coach, Formatore, Scrittore

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