Aiutare una persona in preda a un attacco di panico non è semplice, e spesso il buon senso non è di aiuto. É difficile comprendere fino in fondo il terrore che si prova durante l’attacco, e soprattutto di quanto sia reale e fuori controllo. Per questo alcuni consigli e suggerimenti comuni, anche se nascono con le migliori intenzioni, non aiutano, anzi, rischiano di peggiorare la situazione. Ecco un elenco di frasi da NON dire a chi è in preda ad un attacco:
- “Rilassati!”
- “Calmati!”
- “Smettila!”
- “Non è così terribile!”
- “Non è niente!”
- “É tutto nella tua testa, non ti succede nulla!”
- “Tranquillo è successo anche a me!”
- “Volere è potere! Se vuoi davvero calmarti, puoi riuscirci!”
- “Non c’è nulla di cui preoccuparti!”
- “Non muori adesso, hai una salute di ferro!”
- “Nessuno è mai morto di un attacco di panico!”
- “Non è poi così grave, domani non ci pensi più!”
- “L’infarto è tutta un’altra cosa!”
- “Dai, andiamo a berci qualcosa e tutto passa!”
- “Stai reagendo in maniera eccessiva!”
- “Pensa ai bambini che muoiono di fame, quello è un problema reale!”
- “Vuoi solo avere attenzione!”
- “Hai intenzione di averlo ora?”
- “Se continui, io me ne vado!”
- “Non c’è niente di cui preoccuparsi!”
- “Devi solo pensare a cose felici!”
- “Perché devi sempre rovinare i miei momenti piacevoli?”
Cosa fare?
Piuttosto che dispensare consigli cerca di rassicurare la persona: tu sei lì per lei e sei pronto ad aiutarla in qualsiasi modo. Se ti chiede di andare al pronto soccorso, cerca di prendere un po’ di tempo per vedere se l’intensità decresce e se questo non succede accompagnala pure. Molti attacchi finiscono in prossimità dell’entrata del pronto soccorso, quando la persona si sente rassicurata che può avere l’aiuto medico richiesto. Nel frattempo invita la persona a:
- respirare con regolarità: chi è in preda ad un attacco entra in iperventilazione che, provocando un disequilibrio tra ossigeno e anidride corporea, amplifica tutti i sintomi dell’attacco. Invitala a rallentare la respirazione, inspirando profondamente con il naso ed espirando lentamente con la bocca come se soffiasse su di un cucchiaio di minestra. Mano a mano che la respirazione rallenta anche l’ansia tende a scendere di intensità.
- lasciare andare l’ansia: tanto più si cerca di controllarla, tanto più il livello dell’ansia cresce. Invita perciò la persona a “viversi” tutte le sensazioni, lasciarle fluire, come se aprisse una diga. Questo provocherà un abbassamento dell’ansia.
- far crescere l’ansia: è una tecnica paradossale che spesso funziona. Provare ad aumentare l’intensità della paura ne provoca un abbassamento. Chiedi alla persona di valutare in una scala da 0-10 a che livello si trova l’ansia; suggerisci di aumentarla un po’ anche solo di mezzo punto (se valuta la sua ansia a 10, suggerisci comunque di aumentarla a 10,5). Le reazioni possono essere due
1. il livello decresce: ottimo, hai insegnato alla persona una strategia per controllare la sua ansia;
2. il livello cresce: ottimo, puoi dire alla persona che il fatto che riesca a far aumentare l’ansia è una prova che possiede anche il controllo di abbassarla. Invitala a provarci e, nella maggior parte dei casi, riuscirà nell’intento.
Importante! Non porti l’obiettivo di aiutarla ad eliminare completamente l’ansia. Se riesci a farla abbassare ad un livello accettabile e sopportabile hai ottenuto un ottimo risultato. Incoraggia anche un abbassamento lieve, questo può aiutare la persona ad avere fiducia che, un poco per volta, riuscirà a controllarla.
Dopo l’attacco di panico
Quando l’attacco è passato puoi fare un’altra cosa di grande aiuto:
- consigliare alla persona di chiedere un aiuto psicologico. Affrontare gli attacchi di panico subito aiuta la persona a comprendere il loro reale significato, abbassa la probabilità che si ripetano, evitano l’instaurarsi del circolo vizioso dettato dalla paura della paura e infine, cosa non da poco, la tengono lontana dagli psicofarmaci.
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