Quando Daniele varcò il mio studio ero alle prime armi. Un entusiasmo alle stelle e la motivazione trainante di un caterpillar nel voler aiutare chi chiedeva aiuto, e Daniele ne aveva davvero bisogno. Poco più che ventenne, vantava già un lungo curriculum di terapeuti a cui si era rivolto ma con scarsi risultati. Che volesse essere seguito da me, dopo quella lunga sfilza di luminari e illustri terapeuti, mi sembrava un grande onore e un’enorme sfida.
Fin dal primo incontro stabilimmo un ottimo rapporto. Daniele era un bel ragazzo, brillante, alto, robusto, campione di arti marziali che in adolescenza, improvvisamente, si ritrovò a soffrire di disturbi d’ansia e attacchi di panico invalidanti che con il passare del tempo lo portarono in una spirale discendente verso la depressione. Il lungo pellegrinaggio negli studi dei “migliori” specialisti della salute mentale lo avevano portato a sperimentare su di sé diverse terapie farmacologiche e accumulare una sfilza di diagnosi tra loro contrastanti che venivano poi sintetizzate in un disturbo di personalità.
Ciò che vidi quando conobbi Daniele, era invece un ragazzo molto sensibile, ricco di risorse, la cui spontaneità era “coperta” dagli effetti dei farmaci, condizionato dalle diverse etichette psichiatriche che gli avevano appiccicato, che lo rendevano schiavo e gli impedivano di stare bene e godersi liberamente la vita.
Quando lo incontrai il suo malessere era pervasivo, al punto che aveva interrotto gli studi e non riusciva a lavorare.
Lo seguii per diversi mesi e mi presi a cuore il caso. Mi sembrava impossibile che un ragazzo tanto dotato non riuscisse a trovare il proprio benessere. Ci vedevamo tutte le settimane, le sedute erano un appuntamento che attendevo con piacere. Daniele era molto collaborativo e consapevole dei suoi stati interiori. Lo coinvolsi nella ricerca delle strategie migliori che potessero innescare quel cambiamento verso il benessere tanto auspicato.
Misi in campo tutto ciò che conoscevo e ritenevo utile, studiavo e mi documentavo per individuare nuovi approcci e strade percorribili. A un certo punto del percorso, iniziai a tenere un diario parallelo a quello che avevo chiesto di fare a lui sulle mie attività quotidiane in modo che potesse essere di ispirazione per trovare nuovi stimoli e “smuoverlo” dalle sabbie mobili in cui si sentiva impantanato.
Dopo un primo periodo in cui riscontrammo ottimi progressi, gradualmente Daniele, come una nave alla deriva, rallentò il suo percorso di cambiamento fino a incagliarsi.
E arrivò il giorno in cui, durante la seduta, stanco del suo malessere, Daniele esplose tutta la sua rabbia contro di me. Si alzò in piedi minaccioso e mi urlò che non ero in grado di aiutarlo, che non ero un bravo terapeuta, che non sapevo fare bene il mio lavoro e che non valevo neanche un decimo dei soldi che mi dava.
Lo ascoltai in silenzio, ma dentro di me si agitava un oceano emotivo in tempesta. Comprendevo la sua disperazione ma sentivo le sue accuse ingiuste dopo tutto quello che avevo fatto.
A fine seduta, turbato, chiamai il mio supervisore e gli chiesi un appuntamento.
Quando lo incontrai, gli raccontai concitato di Daniele, di tutto quello che avevo fatto per aiutarlo, delle accuse che mi aveva mosso nell’ultimo incontro e di quanto queste accuse mi avessero ferito.
Lui mi ascoltò benevolo e alla fine pronunciò queste parole:
“Gianluca, quello che Daniele ti ha detto può essere vero. Può essere vero che non sei stato abbastanza bravo con lui, è naturale. Sei un giovane terapeuta, ancora ti manca esperienza, e purtroppo ti succederà anche in futuro di non essere abbastanza esperto per aiutare una persona. Anche a me, con quasi 40 anni di esperienza alle spalle, capita di vivere ancora questa frustrazione. Ma… – e qui fece una pausa per l’importanza delle parole che stava per pronunciare. – ma c’è una cosa che non devi mettere in discussione e di cui Daniele non può accusarti: la tua umanità. Da quello che mi hai raccontato e dalle emozioni che hai portato qui oggi, hai messo tutto te stesso per aiutarlo; ci hai messo cuore, anima e cervello, hai messo in campo tutte le tue risorse. Hai donato la tua umanità, e questa, Gianluca, è un valore immenso che devi proteggere e che, a dispetto di tutti gli attacchi, non devi lasciarti intaccare, mai. La tua umanità”.
Queste parole mi arrivarono dritte al cuore, e lì rimangono tuttora scolpite.
C’è un nucleo in ognuno di noi che dobbiamo proteggere da ogni attacco: il nucleo della nostra umanità. Quel nucleo che conosciamo bene solo noi e nessun altro, e che mai dobbiamo mettere in discussione, esattamente come non mettiamo in discussione il colore dei nostri occhi se qualcuno ci vuole convincere che sia di un altro colore. Solo noi sappiamo cosa proviamo, quali sono i nostri sentimenti più profondi, le nostre emozioni, cosa pensiamo e quanto ci prendiamo a cuore di qualcuno o qualcosa. Purtroppo ci sarà sempre qualcuno, là fuori, che vuole convincerci del contrario: che siamo diversi da quello che siamo, che proviamo emozioni diverse, che i nostri sentimenti e nostri pensieri non sono veri. A volte sono persone presuntuose che pensano di avere in mano la verità assoluta, a volte invece sono persone a noi care che dicono quello che dicono (sbagliando) perché ci vogliono bene.
Siamo tutti fragili e insicuri, commettiamo errori, non ci sentiamo all’altezza e capita di deludere le aspettative che gli altri hanno su di noi. È normale e naturale che sia così. In fondo siamo esseri umani.
Ma dentro, nel profondo del più profondo di noi stessi, abbiamo tutti un cuore grande e un’anima immensa: il nucleo della nostra umanità. Un tesoro inestimabile e indiscutibile.
Non mettiamolo mai in discussione e proteggiamolo con i denti!
Tips ‘n’ tricks
Durata: 20 minuti.
Frequenza: ogni volta che hai bisogno di ritrovare sintonia con te stesso.
Obiettivo: entrare in contatto con il nucleo della tua umanità.
Azione: siediti comodo in una poltrona con i piedi ben piantati per terra. Senti la stabilità dei tuoi piedi sul pavimento, fai un bel respiro profondo e chiudi gli occhi. Poni l’attenzione al tuo respiro, lasciati cullare dal suo ritmo e immagina che ad ogni espirazione scendi più in profondità in contatto con te stesso come se ti immergessi nell’oceano della tua mente per procedere lentamente verso il fondo. Lascia che la tua immaginazione ti suggerisca la scena di scendere sempre più in profondità fino a giungere al fondo dell’oceano della tua mente, un luogo sicuro, tranquillo e sereno in cui nulla ti può più toccare. La superficie dell’oceano della tua mente, lassù, può essere agitata da una tempesta, ma quaggiù, sul fondo, l’oceano è completamente calmo. In questo luogo nulla può toccarti, qualcuno può scagliare un sasso dalla superficie, ma quando giunge a te, quel sasso arriva lento e leggero, puoi schivarlo o deviarne la traiettoria con facilità. Guardati attorno e immagina di scoprire, come se fosse un tesoro, il nucleo della tua umanità. Lascia che sia la tua immaginazione a raffigurarla come vuole: può essere un oggetto fisico, una luce, una rappresentazione simbolica o qualsiasi altra cosa. Osserva il nucleo della tua umanità, toccalo e senti dentro di te tutta la sua ricchezza. Prenditi il tempo per lasciare espandere la sua energia, e immagina che si diffonde in tutto il tuo corpo e in tutta la tua mente, come una onda energetica di forza, sicurezza e serenità. Goditi la sensazione. Ora sai che quel tesoro è collocato in un luogo sicuro e protetto, inaccessibile agli altri, nel profondo dell’oceano della tua mente. Puoi accedervi ogni volta che lo desideri e ne senti il bisogno, entrarci in contatto e ottenere forza, sicurezza e serenità. Rimani in contatto con il nucleo della tua umanità quanto tempo vuoi. Quando sei pronto per riemergere, con gradualità, focalizza la tua attenzione sul tuo respiro, inizia a fare attenzione ai rumori dell’ambiente esterno, alle sensazioni del tuo corpo seduto sulla poltrona, inizia piano piano a muoverti, a sgranchirti, fai dei bei respiri profondi e, quando vuoi, riapri gli occhi portandoti con te tutta l’energia e il benessere di questa esperienza.
Il consiglio del biblioterapeuta
“C’è un nucleo in ognuno di noi che dobbiamo proteggere da ogni attacco: il nucleo della nostra umanità”.
Per questa lezione, stimolato come sempre dalle parole di Gianluca non ho pensato ad un libro.
O più precisamente, non ho pensato ad unico libro ma ad un autore in particolare: Irvin D. Yalom.
Psichiatra americano, è non solo un luminare e un teorico della psicoterapia di gruppo e della sua psicoterapia esistenziale ( e qui ti sto suggerendo un indizio), ma anche un ottimo scrittore.
Cito i suoi romanzi – di cui sono certo vi parlerò in qualche forma in una delle prossime mie pillole bibloterapiche – a cominciare da La cura Schopenhauer a Le lacrime di Nietzsche, Il problema Spinoza e Sul lettino di Freud.
Mi voglio però concentrare oggi su altri tre suoi scritti: Creature di un giorno, Il dono della terapia e Il senso della vita.
Questi non possono essere considerati romanzi – seppur ne mantengano tutto l’appeal e la piacevolezza di lettura – ma dei memoir: in ognuno di loro Yalom ci racconta il suo lavoro, il suo ruolo di terapeuta e soprattutto, utilizzando gli opportuni camuffamenti, di alcuni suoi pazienti e del loro percorso analitico.
Ti starai chiedendo perché io te ne stia parlando, consigliandotelo. Ebbene l’elemento che unisce ogni storia è l’umanità che dimostra sempre Yalom nell’affrontare quelle persone e i loro vissuti spesso drammatici. Yalom non ha mai un atteggiamento supponente e presuntuoso, anzi ci rivela anche alcuni suoi insuccessi e le sue difficoltà non solo professionali ma anche personali, ponendo però sempre al centro la sua “umanità”, quella che io ritengo tale.
Quell’umanità grazie alla quale ha compiuto del miracoli, quella umanità di cui ci ha parlato lo stesso Gianluca e che senza dubbio fa sempre la differenza. E non solo per chi affronta un lavoro di “aiuto” ma che è fondamentale anche nella nostra vita quotidiana, quella umanità che sempre più spesso viene a mancare nella relazione tra le persone.
Lungi da me però l’intenzione di perdermi in dissertazioni “pseudo socio-filosofiche” sul “mondo attuale” e sulle dinamiche relazionali, perché – si sa- le stagioni non sono più quella di una volta e poi ci sono gli status di facebook!
Voglio ancora sottolinearti una cosa: questi libri non sono per gli “addetti ai lavori”, tutt’altro.
Ogni “racconto” affronta temi molto diversi, temi che arrivano a toccare nel profondo, provocando smottamenti emotivi e rendendoti, forse, migliore e più comprensivo del mondo e delle persone che ti circondano.
Come sempre, buona lettura.
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