Tal Ben-Shahar a 16 anni vinse il campionato israeliano di squash. Si era preparato e allenato per ben 5 anni per raggiungere quell’obiettivo. E nei 5 anni di preparazione, con tutti i sacrifici richiesti, immaginava che vincere il titolo lo avrebbe reso felice. E così è stato, nelle prime ore dopo la vittoria.
Finiti i festeggiamenti, a Tal Ben-Shahar, solo nella sua stanza, improvvisamente e senza preavviso, quella sensazione di felicità è sparita per far posto a una sensazione di vuoto trasformatasi presto in lacrime di dolore e impotenza. Lì per lì giustificò questa reazione come il naturale contraccolpo dell’euforia, quando la tensione si allenta dopo un lungo periodo di stress, ma lo sconforto non diminuì con il passare del tempo, anzi continuò a crescere.
Era possibile che la felicità durasse così poco? E se non riusciva ad essere felice dopo aver raggiunto quel traguardo tanto ambito, come era possibile ottenere una felicità duratura?
Certo, poteva imporsi un obiettivo ancora più ambizioso come vincere il campionato mondiale di squash, ma sentiva che non lo avrebbe condotto alla felicità duratura. E ammesso che avesse vinto il campionato del mondo, quale altro obiettivo avrebbe potuto prefiggersi poi?
Insomma sarebbe stata una vana rincorsa ad una felicità irraggiungibile, un po’ come Achille con la tartaruga del paradosso di Zenone.
Questa esperienza giovanile ha spinto Tal Ben-Shahar a studiare Filosofia e Psicologia e, nel corso degli anni, a diventare uno dei maggiori esperti mondiali sul tema della felicità fino a ottenere una cattedra all’Università di Harvard.
Nelle sue ricerche ha individuato quattro modalità diverse di approcciarsi alla felicità (che lui chiama archetipi):
- i carrieristi collocano la felicità nel raggiungimento di un obiettivo subordinando il presente per il futuro. Sono disposti a fare sacrifici e soffrire ora in funzione della meta che vogliono raggiungere. Il problema è che, come nel vissuto di Tal, la felicità scaturita dall’obiettivo raggiunto dura poco e pone la persona a porsi nuovi obiettivi in una continua rincorsa;
- gli edonisti al contrario collocano la felicità nel presente; si focalizzano sul godere il qui ed ora ignorando le possibili conseguenze negative nel futuro. A lungo andare questo atteggiamento li porta all’insoddisfazione e alla noia, oltre a dover subire i danni derivati da una mancanza di lungimiranza nel passato (un esempio per tutti: il fumatore).
- i nichilisti pensano che la felicità sia irraggiungibile; si tratta di persone rassegnate al loro infelice presente, convinte che anche il futuro gli riserva la stessa sorte. Magari ci hanno provato in passato, a essere felici, ma non ci sono riuscite, quindi perché continuare ad arrabattarsi?
- Infine, per fortuna, ci sono le persone che sono davvero felici. Sono coloro che vivono nella consapevolezza che le attività che generano piacere nel presente le condurranno a un futuro appagante.
In sintesi come scrive Tal Ben-Shahar nel suo bel libro Più felice (Baldini&Castoldi, 2015)
“L’illusione del carrierista risiede nella convinzione che il raggiungimento di una qualche futura meta gli porterà una felicità duratura; non riconosce l’importanza del percorso. L’illusione dell’edonista è che solamente il percorso sia importante. Il nichilista, avendo abbandonato sia la destinazione che il percorso, è disilluso dalla vita. Il carrierista diventa schiavo del futuro; l’edonista del presente; il nichilista del passato.
Ottenere una felicità duratura significa godersi il proprio percorso verso una destinazione che riteniamo importante. La felicità non ha a che fare con il raggiungimento della vetta della montagna né con lo scalare senza meta attorno alla montagna; la felicità è l’esperienza di scalare verso la vetta”.
Esercizi e suggerimenti
Durata: 5 minuti.
Frequenza: al bisogno.
Obiettivo: riconoscere e migliorare il proprio approccio alla felicità.
Azione: ognuno di noi può modificare nel corso del tempo e in funzione degli eventi di vita il proprio approccio verso la felicità. Rifletti qual è il tuo approccio dominante, come mai lo utilizzi, quali sono i suoi vantaggi e quali invece i costi da pagare, quali sono i tuoi pensieri e le tue emozioni.
Se rientri in uno dei primi tre approcci (carrierista, edonista, nichilista) pensa a come puoi modificarlo per allinearti all’approccio felice. Cosa dovresti fare? Cosa dovresti cambiare in te stesso e fuori da te? Quali decisioni prendere? Come dovresti affrontare ogni singola giornata nella sua routine?
Immagina di aver fatto tuo questo approccio felice alla vita: visualizza come saresti, come ti relazioneresti agli altri, con te stesso e alle attività in cui sei impegnato. Crea un film mentale in cui tu sei il protagonista fornendo così istruzioni alla tua mente per modificare ciò che è necessario fin da subito e fare chiarezza sull’obiettivo da raggiungere.
Il consiglio del biblioterapeuta
Will Ferguson, Felicità® (Feltrinelli, 2009)
Nichilista. Senza dubbio io sono nichilista.
Se sei a questo punto della lettura della lezione di Gianluca credo che tu abbia individuato a quale archetipo della felicità appartieni.
Mi domando se anche tu come me non abbia avuto difficoltà a riconoscersi in una delle categorie.
Cioè, per me è stato immediato, non ho avuto dubbi.
Questa consapevolezza è stato lo spunto per una riflessione molto seria.
Il mio atteggiamento verso la felicità è sempre stato così, anche a causa di “una serie di sfortunati eventi” che mi hanno toccato personalmente – anche nella mia storia recente – che mi hanno portato a detestare anche il termine stesso.
Certo mi piacerebbe molto arrivare a far completamente mie le splendide parole di Tal Ben-Shahar, dopo aver fatto – e rifatto e rifatto ancora! – l’esercizio proposto:
“Ottenere una felicità duratura significa godersi il proprio percorso verso una destinazione che riteniamo importante. La felicità non ha a che fare con il raggiungimento della vetta della montagna né con lo scalare senza meta attorno alla montagna; la felicità è l’esperienza di scalare verso la vetta”.
Insomma, Gianluca ancora una volta ha fatto centro: provocare una riflessione profonda e smuovere le “cose” dentro di noi per arrivare ad una consapevolezza maggiore se non nuova.
Da parte mia, per questa lezione, ho deciso di giocarmi la “carta” più facile: infatti il mio consiglio di lettura di questa lezione è libro di Will Ferguson che si intitola appunto Felicità®.
Il protagonista Edwin è un giovane redattore di una casa editrice di New York – uno di quelli un po’ sfigati, come alcuni che conosco che lavorano per case editrici italiane anche importanti! – che ha il compito di scegliere, valutare, epurare i testi che quotidianamente arrivano in redazione.
La sua scrivania è colma di plichi cartacei e, nonostante la sua buona volontà, inizia accusare un po’ di “stanchezza lavorativa” per non essere ancora riuscito a trovare un titolo degno di nota, un romanzo o un saggio di valore, che possano permettergli di fare uno scatto lavorativo e acquisire un nuovo ruolo.
Poi per una casualità il suo sguardo e il suo interesse cadono su un plico che già da tempo prendeva polvere sul suo tavolo, Felicità®.
Dopo una rapida lettura Edwin si rende immediatamente conto di avere tra le mani un testo, un manuale di auto-aiuto, diverso dal solito: innovativo e interessante e che potrebbe diventare un best-seller garantendo buone vendite.
Il volume promette di insegnare un metodo efficace per ottenere la felicità, permettendo di cambiare da ogni punto di vista e concretamente la vita di chi lo leggerà: relazionale, affettivo, lavorativo e anche sessuale.
Una panacea per ogni tipo di malessere esistenziale e quotidiano.
Ciò che ancora il protagonista non sa e tanto meno immagina è ciò che avviene dopo la pubblicazione del manuale: l’efficacia del manuale è reale. Provata.
Il libro diventa un long-seller milionario.
La vita delle persone si modifica, la felicità non è più qualcosa a cui aspirare. È la realtà.
Certo – lo puoi immaginare – ci saranno delle conseguenze ma questo lo lascio alla tua curiosità di lettore.
Questa volta il “combo” proposto da Gianluca e dal sottoscritto è “dirompente”.
Sono certo però che ne uscirai vincente e anche più felice.
Buona lettura.
© Riproduzione riservata
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