# 036 | Il potere dell’emozione

Share on facebook
Share on google
Share on twitter
Share on linkedin

il potere dell'emozioneEntrai in classe trafelato, nonostante fossi in ritardo, con mia sorpresa, non ci trovai nessuno. Dovevo tenere una lezione ad alcuni insegnanti all’Istituto Alberghiero di Senigallia e quei pochi minuti di ritardo non potevano essere il motivo per cui tutti gli allievi erano “spariti”. Magari ho sbagliato giorno, pensai. Così aprii l’agenda e controllai la data: sì, era giusta, 11 settembre 2001 ore 15.

Nell’attesa che qualcuno comparisse, accesi il computer e il videoproiettore. Mi accorsi allora di un silenzio irreale come se la scuola fosse vuota. Andai all’ingresso e non vi trovai nessuno, nemmeno un bidello. Dov’erano tutti?

Mi incamminai lungo il corridoio e vidi in fondo diverse persone, tra cui gli insegnanti che dovevano essere alla mia classe, che sbucavano da un’aula. Guardavano all’interno e non si accorsero del mio arrivo. Quando li raggiunsi capii il motivo. Fissavano attoniti il piccolo televisore sull’angolo che trasmetteva le immagini agghiaccianti dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle.

Era stata da poco colpita la seconda torre. Rimasi allibito e chiesi delucidazioni. – È la terza guerra mondiale, – mi sentii rispondere dal preside della scuola.

Rimasi incollato davanti alla tv condividendo la drammaticità del crollo delle due torri e degli altri attacchi in corso. Non ci potevo credere. Solo qualche mese prima ero salito sulle Twin Towers e mi sembrava impossibile, per la loro imponenza, che crollassero come fossero di sabbia.

Provai un’angoscia profonda, viscerale. Nulla sarebbe più stato come prima.

Immagino che anche tu, sei hai un certa età, ricordi con esattezza dov’eri e cosa facevi l’11 settembre del 2001. Come mai quell’evento si è impresso in modo indelebile nella nostra memoria? A livello fisiologico è successo perché l’esperienza emotiva gioca un ruolo determinante nel consolidamento della memoria o di un processo di pensiero. In altre parole, l’emozione – assieme all’immaginazione, alla ripetizione e alla novità – rappresenta una delle leve del cambiamento personale.

Tanto l’emozione vissuta è intensa, tanto più profondo avverrà il cambiamento. Un trauma, un attacco di panico, uno shock, ad esempio, hanno il potere di stravolgere a livello profondo il nostro equilibrio emozionale. Allo stesso tempo, ed è quello che interessa noi, anche le emozioni piacevoli hanno questo impatto. Quando ci emozioniamo si apre una finestra nel nostro cervello che ci permette di essere più “impressionabili”. Per questo possiamo utilizzare le emozioni in modo costruttivo per “disegnare” il cambiamento desiderato e formare quegli schemi  neurologici sinaptici che, come descritto nella lezione #035 – Il potere dell’immaginazione, modificano il nostro cervello.

E non sarà più come prima.

Esercizi e suggerimenti

Durata: 15 minuti.

Frequenza: libera ma con regolarità.     

Obiettivo: migliorare la capacità di immaginare il cambiamento desiderato.

Azione:  scegli il cambiamento che desideri realizzare. Mettiti comodo su di una poltrona in un posto dove nessuno ti disturba, fai un bel respiro e chiudi gi occhi. Lasciati cullare dal tuo respiro immaginando che a ogni espirazione scendi di un grandino nella scala del tuo rilassamento fisico e mentale. Lasciati accompagnare dalla tua mente in profondità, in contatto con l’obiettivo che vuoi realizzare, libero da ogni interferenza esterna. Visualizzati di aver già raggiunto il tuo obiettivo arricchendolo con tutti i dettagli sensoriali ed emotivi come se fosse un film. Se inizialmente non riesci a visualizzare bene, non preoccuparti, accade. Immagina la visualizzazione come un serie televisiva a puntate dove ogni volta aggiungi un dettaglio.

Se per esempio il tuo sogno è di raggiungere il peso forma, prova a immaginarti una giornata tipo nel tuo nuovo corpo dal risveglio fino a quando vai a dormire. Immagina di scendere dal letto e guardarti allo specchio. Ammirati. Cerca di sentire la sensazione di benessere provocato dal sentirti in armonia con la tua linea. Prosegui con la visualizzazione nelle attività quotidiane e osserva quello che succede inserendo tutti i sensi. Fai una colazione equilibrata, e gustati il tuo cibo preferito, assaporalo. Annusa a pieni polmoni il profumo del caffè. Fuori è una bella giornata. Apri la finestra e senti il calore del sole sulla pelle e gli uccellini che cinguettano. Esci di casa e immaginati alla guida della tua auto mentre ti rechi al lavoro. Ti senti proprio bene e fischietti una canzone sulle note della radio. Arrivi al lavoro e tutti ti guardano in modo diverso. Ti senti più affascinante, sorridi a tutti, nutri una maggiore sicurezza nel muoverti e a relazionarti. La tua voce è viva e profonda. Il tempo scorre veloce senza che te ne accorgi. Finito di lavorare vai a correre, e senti il tuo corpo che risponde alla fatica con grazia e leggerezza. L’aria fresca nei polmoni e i muscoli tesi che reggono lo sforzo. Stai proprio bene, non hai mai sentito così forte la sensazione di soddisfazione prodotta dal tuo corpo. Così decidi, per premiarti, di fare un bagno caldo. Ti abbandoni nella vasca, il profumo del bagnoschiuma ti entra piacevolmente nelle narici. Ti massaggi la pelle con delicatezza e ti ammiri ancora allo specchio. Pensi che è stata dura raggiungere il tuo peso forma, ma che il gioco vale la candela, e che questa sensazione di benessere ripaga di tutto l’impegno. E così via.

Mi raccomando, l’esempio ha solo valore indicativo. La visualizzazione deve essere personale e contestualizzata alla tua vita. Quello che piace a una persona, può non piacere a un’altra. Lascia la tua immaginazione libera di arricchire la visualizzazione con tutti gli elementi che ti appartengono e senti tuoi. Ripeto, l’importante è che tu percepisca tutte le sensazioni e le emozioni che la realizzazione del desiderio può provocarti. Se hai difficoltà ad evocarle, pensa a situazioni del tuo passato in cui hai provato quelle sensazioni e quelle emozioni, non importa se si sono verificate in contesti diversi. La risposta fisiologica di un’emozione è la stessa, indipendentemente dalla causa che l’ha scatenata.

Ripeti con regolarità la visualizzazione in modo che si consolidino le reti neurali. Ti accorgerai che impegnarti concretamente nella realizzazione del tuo obiettivo risulterà più facile e naturale.

Il consiglio del biblioterapeuta

jonathan safran foer molto forte incredibilmente vicinoJonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino (Guanda, 2005)

Ricordo ancora in modo chiaro cosa stavo facendo quando sentii la notizia di quanto stava avvenendo a New York.

Come molti, a quell’ora, mi trovavo sul posto di lavoro: stavo riempiendo di parole – come è mia caratteristica – un cliente proponendogli alcuni romanzi che ritenevo interessanti e di qualità.

Un collega, affaccendato al pc su cose che non erano proprio legate al lavoro, allarmato chiamò me i miei colleghi per mostrarci quanto stava vedendo.

Le immagini sullo schermo non erano nitide come non erano ancora chiare le cause di quell’incendio che stava avvolgendo i piani superiori del grattacielo.

Lo ipotizzammo tutti poco dopo quando vedemmo le immagini del secondo aereo lanciato contro la seconda torre.

Fu come un pugno allo stomaco, che ti toglie il respiro tramortendoti.

Provai un senso di smarrimento misto all’incredulità, l’affastellarsi di dubbi e domande su quanto era successo e sul loro “significato”: in una sola parola provai paura.

In quel momento le Torri Gemelle non erano ancora crollate.

A distanza di anni da quell’avvenimento rimangono nella memoria quelle immagini e le cicatrici, forse mai rimarginate del tutto, e soprattutto un senso di costante incertezza del futuro.

L’11 settembre è entrato nell’immaginario anche attraverso i molti libri che hanno cercato di raccontare l’impatto psicologico, e non solo fisico, sulla vita delle persone.

Libri d’inchiesta, di testimonianza dei sopravvissuti o dei parenti delle vittime, e soprattutto molta narrativa.

E tra i tanti romanzi che hanno raccontato quei fatti, ho pensato a Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer.

La trama racconta due storie parallele ma legate tra loro.

Il protagonista principale è il piccolo Oskar Schell, rimasto orfano del padre deceduto a causa dell’attentato, un bambino dotato di grande immaginazione e creatività che dopo aver ritrovato una chiave con la scritta Black nel ripostiglio del padre, intraprende un viaggio alla ricerca del suo possessore in una New York dolente e ferita.

Ma c’è anche il racconto della storia famigliare di Oskar, della nonna e soprattutto del nonno paterno, un uomo sopravvissuto alla tragedia della guerra, di cui porterà per sempre le conseguenze e i segni sulla pelle.

Foer ha scritto un romanzo dalla struttura particolare e innovativa per raccontare attraverso una storia famigliare, la crescita, il dolore, il lutto e la sua elaborazione.

Quella collettiva di una nazione che nonostante tutto si è risollevata e ha reagito alla violenza e alla morte con la vita.

E anche l’elaborazione personale dell’autore stesso che ha cercato di trovare nell’immaginazione, nella creatività e nel suo talento di scrittore la modalità per risolvere e superare lo shock e la sofferenza.

Immaginando e raccontando un mondo “altro” credo abbia risanato sé stesso.

Credo che lo possiamo fare anche noi, nella nostra quotidianità, immaginarsi per arrivare ad essere chi vogliamo e sentiamo di essere realmente.

© Riproduzione riservata

Gianluca Antoni

Gianluca Antoni

Psicologo Psicoterapauta Ipnotista, Career Coach, Formatore, Scrittore

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi