Uno dei momenti più belli della mia giornata è quando mi distendo a letto con i miei figli, uno da una parte e l’altro dall’altra, e leggiamo un libro prima di addormentarci. O meglio, io leggo e loro, non sapendo ancora leggere, ripetono a memoria parte della storia. È divertente e allo stesso tempo istruttivo. Ci sono libri per l’infanzia geniali: sia per la storia sia per le illustrazioni sia per l’impaginazione. Libri tridimensionali, animati, interattivi, di ogni dimensione e forma; talmente belli che i libri per adulti, al loro confronto, sfigurano. E io, a leggerli ai miei figli, mi ci impacchio .
A volte però quelle storie che leggo non rimangono chiuse all’interno delle quattro mura della cameretta, ma mi seguono nel mio lavoro di terapeuta: mi trovo così a raccontarle ai miei clienti, e a volte a trasformarle in metafore ipnotiche che utilizzo durante la trance.
Uno dei libri che i miei figli adorano (e io forse ancor di più di loro) è A caccia dell’Orso di Michael Rosen (testi) e Helen Oxenbury (illustrazioni) (Mondadori). Racconta la storia di una famiglia composta dai genitori, tre figli piccoli e un cane che partono alla ricerca di un orso. Ogni pagina comincia con questa strofa.
“A caccia dell’orso andiamo.
Di un orso grande e grosso.
Ma che bella giornata!
Paura non abbiamo”.
E alla pagina successiva si imbattono in un ostacolo: prima un campo di erba frusciante, poi un fiume freddo e fondo, poi una melma densa e limacciosa, poi un bosco buio e fitto e via così fino alla grotta stretta e scura dell’orso.
Di fronte a ogni ostacolo che dovranno affrontare ripetono la stessa filastrocca:
“Non si può passare sopra,
non si può passare sotto.
Oh no!
Ci dobbiam passare in mezzo!”
Perciò ci passano in mezzo, e mentre lo fanno un rumore onomatopeico li accompagna (molto divertente da ripetere): svish svush, splash splosh, squelch squalch, scric scroc e cosi via.
Quando in terapia le persone mi raccontano che devono affrontare un qualsiasi ostacolo, sia esso una situazione che gli genera paura, ansia, dolore o tristezza, e descrivono tutti i modi messi in atto per evitarlo mi trovo a raccontare la storia di A caccia dell’Orso.
– Spesso l’unica via possibile per superare gli ostacoli – dico, – è passarci in mezzo!
– E cosa ci guadagno? – mi chiedono.
– Innanzitutto puoi trovare l’orso, ossia ciò che cerchi.
– E se non lo trovo.
– Be’, puoi scoprire che attraversare quegli ostacoli ti riservano anche delle sorprese piacevoli.
– Intende lo svish svush, lo splash splosh, lo scric scroc?
– Sì, a volte succede che ciò che pensavamo potesse essere spiacevole in realtà non lo sia.
– E se non lo fosse?
– Be’, rimane comunque un’altra cosa ancora, la cosa più preziosa.
– Cosa?
– Be’, le devo raccontare la fine della storia.
E così gliela racconto.
La famiglia arriva alla grotta dell’orso e quando lo trovano si spaventa. L’orso grande e grosso li attacca, loro scappano e lui li rincorrere. La famiglia, per sfuggire alle sue fauci, rifà di corsa tutto il tragitto al contrario, passando in mezzo al bosco, al fiume, al campo, alla tempesta e a tutti gli ostacoli incontrati all’andata per infine rifugiarsi al sicuro dentro casa, nel letto, sotto il piumone.
– E qual è la cosa più preziosa in tutto questo? – mi chiedono infine.
– La cosa più preziosa – sottolineo, – è che, al ritorno, la famiglia è passata attraverso quegli ostacoli senza paura. Quegli ostacoli non erano più un problema. E questo è ciò che accade ogni volta che usciamo dalla nostra zona di comfort e affrontiamo nuove sfide. Acquisiamo un po’ più di sicurezza, e ciò che una volta ci faceva paura, ora non ce lo fa più.
E chissenefrega se non abbiamo trovato l’orso.
Buonanotte!
Esercizi e suggerimenti
Durata: quando necessario.
Frequenza: al bisogno.
Obiettivo: acquisire sicurezza
Azione: individua quelle situazioni che tendi ad evitare perché ti generano qualche emozione spiacevole o ti fanno paura. Ripeti a te stesso: “non ci posso passare sopra, non ci posso passare sotto… ci devo passare in mezzo”. Metti da parte l’idea di raggiungere l’obiettivo e fai ciò che devi fare: buttati. Nella peggiore delle ipotesi avrai acquisito un’esperienza preziosa e un po’ più di sicurezza.
Se ad esempio a causa della tua timidezza non hai trovato il coraggio di chiedere di uscire alla ragazza che ti piace per la paura che ti risponda di no, metti da parte l’obiettivo: non devi ottenere il suo “sì” ad uscire. Quello che puoi e “devi” fare, per passare in mezzo alla tua paura, è invitarla fuori, nient’altro: avrai paura nel farlo, una fottutissima paura, e sarà naturale provarla. Ma quando lo avrai fatto, indipendentemente dalla sua risposta, sarai fiero di te stesso per averne avuto il coraggio. E poi chissà, magari potrai scoprire altre cose piacevoli: ad esempio che chiederlo non è stato così difficile o che ricevere il suo “no” non è stato così devastante come pensavi o che la sua riposta ha lasciato di stucco: “Finalmente, erano mesi che mi aspettavo che me lo chiedessi, non so cosa aspettavi! Dove mi porti?”
Il consiglio del biblioterapeuta
Kent Haruf, Le nostre anime di notte (NNE)
A caccia dell’orso, il libro illustrato di cui ci ha parlato Gianluca è una magnifica storia per bambini che, come sempre, però non parla solo a loro ma anche e soprattutto agli adulti.
Spesso mi capita di consigliare a questi ultimi libri illustrati o romanzi rivolti al pubblico dei più piccoli e il mio consiglio è fortemente voluto soprattutto quando la richiesta è specifica a una tematica/problematica che assilla il lettore maggiorenne.
E nonostante questa volta, avrebbe potuto essere sufficiente la scelta libroterapica di Gianluca, ti propongo un’altra lettura: Le nostre anime di notte di Kent Haruf, un romanzo, a mio giudizio, bellissimo.
Addie vive ad Holt, una piccola cittadina del Colorado, è una donna settantenne vedova da qualche anno e con un figlio – e un nipotino – che vivono in un’altra città, lontani da lei.
Una sera, senza alcun preavviso, la donna decide di bussare alla porta di Louis, suo vicino da trentacinque anni: i due non si conoscono, la loro vicinanza è rimasta sempre tale senza essere mai stata approfondita in alcun modo, anche prima che l’uomo rimanesse vedovo.
Quella di Addie è una richiesta unica, forte e coraggiosa: chiede di condividere la propria solitudine con Louis.
L’uomo rimane inizialmente molto spiazzato ma nonostante tutte le paure e i dubbi decide di provarci e inizia un percorso intimo e personale con la donna.
Un rapporto che li svelerà in un momento cruciale della loro vita, portando alla luce il loro passato e determinando il loro futuro come singoli e come coppia.
Non è certo mia intenzione spoilerare la trama di questo romanzo bellissimo e toccante ma focalizzare l’attenzione su uno dei temi portanti che emergono dal romanzo fin dalle primissime pagine: mettersi in gioco e lasciare da parte le paure e i pensieri che ci frenano per darsi una possibilità. Se Addie non avesse deciso, dopo tanti tentennamenti, di suonare a quella porta, non avrebbe mai potuto vivere attimi di serenità e benessere conquistati dopo aver superato la paura.
Affrontare la paura, di qualsiasi tipo essa sia, sembra essere un ostacolo insormontabile, ma una volta superata si aprono sempre nuovi scenari e nuove possibilità.
Perché non farlo?
© riproduzione riservata
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