Quando si sente la parola ipnosi, ci si immagina la figura misteriosa dell’ipnotizzatore, resa popolare dai film, dai fumetti e dalla televisione, che fa oscillare un orologio da tasca avanti e indietro, guidando il soggetto in uno stato di dormiveglia, tipo zombie, spingendolo ad eseguire le sue richieste diaboliche.
Questa rappresentazione popolare dell’ipnosi da palcoscenico ha poco a che fare con l’ipnosi reale. L’ipnosi, innanzitutto, è uno stato di coscienza naturale che sperimentiamo più volte nel corso della giornata, come quando siamo completamente assorti nella lettura di un romanzo o nella visione di un film oppure rimaniamo incantanti a osservare un panorama oppure quando ci accorgiamo, arrivati a casa, di non ricordarci se, alla guida dell’auto, abbiamo rispettato i semafori rossi o abbiamo dato la precedenza agli incroci.
L’ipnosi clinica mira a indurre questo stato modificato di coscienza (trance ipnotica) al fine di aiutare la persona ad affrontare e superare i suoi problemi e la letteratura scientifica ne attesta la grande efficacia nel trattamento di:
- disturbi d’ansia e attacchi di panico
- disturbi da stress
- paure e fobie
- disturbi del sonno
- depressione
- disturbi alimentari
- controllo del dolore
- disturbi psicosomatici
- dipendenze
- disturbi sessuali
Nel concreto l’ipnosi permette di aggirare le difese razionali e andare a “lavorare” e modificare significativamente percezioni (come il dolore), emozioni, vissuti e comportamenti che, nello stato di veglia, risulterebbero molto più problematici da modificare.
A differenza di quello che si pensa, durante l’ipnosi la persona non perde il controllo (trovandosi a fare o dire cose sconvenienti e imbarazzanti), ma sostiene un ruolo attivo nel guidare il processo terapeutico.
In realtà l’esperienza ipnotica risulta molto piacevole, spesso associata ad uno stato di rilassamento profondo, che permette alla persona di esplorare il proprio subconscio per trovare le risorse necessarie al cambiamento.
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