Flavia Ingrosso
Bookcoaching: Il peso specifico dell’amore (21 luglio 2017)
Gaia Tagliabue (La via dei libri, 9 dicembre 2013)
TRA LE PAGINE: Nel secondo romanzo di Gianluca ritroviamo i personaggi di Cassonetti. I giovani universitari non sono più tanto giovani, ma alla soglia dei 40 anni. Protagonista è Peter, divorziato, con un lavoro che non ama e con un lutto ancora da superare. Il romanzo, raccontato in prima persona da Peter, analizza diversi aspetti della vita e dell’anima, una sorta di analisi interiore del protagonista, che deve ritrovare sé stesso e deve saper accettare i propri limiti e difetti.
ANGOLO DEL PENSIERO: Lo si deduce dal titolo: è una storia d’amore, ma non scontata e insipida. Ti travolge. E fino all’ultima pagina non riesci ad immaginare un finale. E’ un libro che sa divertire e commuovere, che riesce a trattare temi delicati, quali la morte, il suicidio, senza cadere nella banalità e allo stesso tempo senza risultare troppo pesante.
In questo secondo romanzo Gianluca Antoni è maturato ed è riuscito a catturare la mia attenzione, i dialoghi sono ben costruiti, come anche l’intera storia. Non annoia e non vedi l’ora di essere a casa per poter immergerti tra le pagine e le vicende di Peter.
Lo definirei una sorta di Giovane Holden all’italiana.
Caterina Morgantini (L’indice dei libri del mese, ottobre 2013)
Rossella Martielli (SoloLibri.net, 13 maggio 2013)
Seguito ideale del precedente “Cassonetti”, “Il peso specifico dell’amore” di Gianluca Antoni, romanziere e psicoterapeuta marchigiano con alle spalle diverse pubblicazioni professionali per il Sole24Ore, è uno di quei romanzi cui non si può restare indifferenti. Ogni capitolo, ogni pagina, a volte persino una sola frase, porta con sé un’emozione diversa: con questo libro si sogna (poco, per la verità, ma il sogno rimane sullo sfondo, come un’utopia resistente a tutto, anche alla vita), ci si arrabbia anche violentemente, si piange, si ricorda e si prova una nostalgia tremenda, struggente come sa essere solo la nostalgia che si prova non per ciò che è stato, ma per ciò che sarebbe potuto essere. Molti lo chiamano rimpianto, ma quella descritta da Gianluca Antoni è una sensazione ancora più sottile: traspare limpidamente dalle trame di una storia che come nessun’altra sa esprimere la voglia di trovare un senso, la voglia di amore e di inderogabili certezze di una generazione allo sbando, che non sa più dove cercare.
Da “Il peso specifico dell’amore” si evince perfettamente la formazione psicoanalitica dell’autore, la cui particolare maestria sta nel mettere la psicologia a servizio dei suoi personaggi e non il contrario, come purtroppo accade spesso: quello che ne viene fuori sono personaggi reali, vividi, ciascuno dei quali potremmo essere noi. E’, infatti, impossibile sentirsi estranei a uno qualsiasi dei protagonisti di questo romanzo: c’è chi ci somiglia di più, chi di meno, ma sono tutti, indistintamente, parte di un’umanità con cui viviamo e ci scontriamo tutti giorni, che è dentro di noi, nel bene e nel male.
Definire “Il peso specifico dell’amore” un romanzo di formazione nel senso classico del termine forse non è esatto, ma lascia ben intendere come ogni personaggio – soprattutto Peter, il protagonista – inconsapevolmente porti avanti un percorso di formazione che arrivati all’ultimo capitolo ci restituirà un personaggio nuovo, che gli eventi hanno cambiato profondamente.
In questo romanzo c’è tutto: l’amore, il dolore, la gioia, l’atrocità e il paradossale, ma ogni cosa è ammantata dal velo salvifico dell’ironia, la grande dote che è stata data all’uomo per resistere alla vita e per sopportare l’insopportabile, stringendo i denti e barando quando il destino gioca duro.
Mi aspetto – e spero – di vedere presto Antoni pubblicato da un Grande editore, di quelli in grado di piazzare i propri libri ovunque; me lo aspetto perché una scrittura del genere in Italia non l’ho mai letta, né ho mai ascoltato una voce, una narrazione, più capace di rendere appieno la complessità dell’animo umano. Ci sono molti scrittori più o meno bravi, ma sono in pochi quelli in grado di inventare cose vere, di inventare personaggi realmente esistenti. Può sembrare un paradosso, ma non lo è.
In ultimo, mi sento di consigliare la lettura di questo romanzo a chi in un libro cerca “di più”: più del semplice intrattenimento, più della retorica, più di una trama leggera e divertente. Leggere “Il peso specifico dell’amore” è come guardarsi allo specchio: fatelo solo se vi sentite davvero pronti a sostenere il vostro sguardo.
Claudia Gianasso (La locanda dei libri, 22 aprile 2013)
A distanza di un anno torno a parlarvi di un romanzo di Gianluca Antoni, che ho scoperto essere per me una vera rivelazione.
Mi piace il suo stile pungente, la sua scrittura introspettiva, agile e sciolta che con disinvoltura riesce a farci pienamente entrare nella psicologia del personaggio. Quale personaggio? Ma Peter naturalmente! Si perché “Il peso specifico dell’amore” è l’inevitabile e doveroso sequel di “Cassonetti” (mia recensione).
Mentre nel primo vengono raccontate le amare e spassose vicende di quattro giovani avventati universitari, ne “Il peso specifico dell’amore” il protagonista è uno e uno soltanto: Peter.
Mi aspettavo di ritrovare un Peter più maturo, equilibrato, un quarantenne con le idee chiare, che ha finalmente messo la testa a posto? Un lavoro sicuro e socialmente corretto, una bella famigliola, un cane e la casa con giardino? Sinceramente no… proprio no… infatti ho riconosciuto il solito Peter che, variando le parole di una nota canzone italiana, potrei definire “confuso e infelice”… un Peter che si porta dietro ferite morali più o meno profonde e qualche anno in più sul groppone! In questo romanzo si trova a dover fare i conti con i fantasmi di quelli che erano i suoi sogni di gagliardo giovane in “Cassonetti”.
Un lavoro poco appagante, idee chiare… proprio per niente, tantomeno la bella famiglia felice, anzi, Peter può vantare una vita sentimentale più incasinata che mai… il cane si, quello c’è!
Nella vita del nostro protagonista sembrano consumarsi una tragedia dietro l’altra, tanto da portarlo a credere che non ci sia altra via d’uscita se non un gesto estremo: il suicidio.
Ma proprio quando tutto sembra perfettamente architettato ed ogni dettaglio per farla finita è stato pianificato con cura, ecco che arriva un’incognita che Peter non aveva previsto: Denise.
Grazie a un gioco di piani sovrapposti, l’autore inizia a raccontarci la storia da dove l’avevamo lasciata: un amore tormentato con Valentina, “ovvero quando la donna che più hai amato ti dice che sei incapace di amare”.
Ma questa volta sarà un’altra figura femminile ad avere un ruolo determinate, che (come tutte le donne!) porterà gioie e dolori nella vita di Peter; il quale, grazie alla bella Viki, si troverà incastrato in un giochetto che sempre ritorna: lui, lei… e l’altro!
Quindi è un romanzo d’amore… vi starete chiedendo? Si… ma in tutte le sue forme: l’amore vorticoso per una donna, l’amore intimo e silenzioso per il padre, l’amore tenero e assoluto per Paco, il proprio cane, l’amore per la scrittura… ma soprattutto l’amore per la vita.
Sapete perché questo romanzo non può non piacere? Perché qualsiasi lettore può rispecchiarsi nei sentimenti che vengono descritti; è un libro che suscita grande empatia. I personaggi de “Il peso specifico dell’amore” si fanno portavoce di tutti quegli aspetti umani che troppo spesso restano nascosti sotto la superficie.
Come già scrissi per “Cassonetti”, il personalissimo stile di Gianluca Antoni ci porta a riflettere, e poi a riflettere di voler vivere! Ancor di più in questo secondo romanzo, che ho trovato più maturo e più profondo rispetto al primo.
L’autore riesce a descrivere situazioni intense, verità amare e temi spesso ostici (come la morte, il suicidio) con quella leggerezza e ironia in grado di strapparti sempre un sorriso, tuttavia senza privare i contenuti del giusto spessore. Situazioni tragiche e dolorose ma mai fini a se stesse, perché portano al cuore del lettore un messaggio, una piccola morale con effetti benèfici.
Gianluca Antoni si conferma un abile giostrante, perché è vero che ne “Il peso specifico dell’amore” non troviamo quel gioco temporale che è il grande punto di forza del primo libro, ma nemmeno ci priva di qualche estro narrativo. Infatti in questo sequel assistiamo alla genesi vera e propria del romanzo “Cassonetti”, con tutte le difficoltà per un giovane esordiente italiano come Peter (il Peter/Gianluca che a questo punto si è finalmente palesato!) alle prese con il mondo dell’editoria. Ma l’autore non si ferma qui, perché ci rende anche testimoni dell’origine del secondogenito: “Il peso specifico dell’amore”.
E bravo Antoni, che tra un pagina e l’altra fai diventare questo romanzo un libro nel libro, anzi, ancora meglio: i libri nel libro!
Oltretutto, l’impronta autobiografica è una nota di cuore persistente.
La storia è molto convincente e ogni personaggio è stato pienamente azzeccato, dai più importanti a quelli apparentemente accessori… come il vecchietto nella stanza d’ospedale e il suo esclusivo «Diombrellino»! Sono soprattutto questi piccoli dettagli a rendere speciale una storia.
Come scrisse Edward Morgan Forster: «Dovunque ci mettiamo, noi proiettiamo un’ombra su qualcosa»… ed è ciò che accade ne “Il peso specifico dell’amore”, perché ogni personaggio è fatto e finito, vive il suo dramma e inevitabilmente finisce per proiettare la propria ombra su qualcun altro.
È un libro ricco di sfumature, tutte quelle sfumature che fanno parte di noi e della nostra vita quotidiana… una vita che spesso fa male e fa paura, ma che riserva anche momenti di pura gioia.
Leggendo “Il peso specifico dell’amore” ho provato una profonda tristezza alternata a picchi di intensa felicità… una montagna russa di emozioni che mi hanno tenuta incollata al libro.
L’autore, ancora una volta, ha saputo farmi commuovere e farmi ridere poche pagine dopo!
“Ho capito che l’amore vero, quello dal peso specifico pari al piombo, è facile.”
Piersandro Pallavicini (Tutto Libri – La Stampa, 16 marzo 2013)


Ossimoro (www.diariodipensieripersi.com, 5 marzo 2013)
Ho conosciuto Gianluca Antoni due anni fa: mi contattò su Anobii per invitarmi alla presentazione che avrebbe tenuto in una libreria di Torino; incuriosita, ci ero andata con mio fratello e avevo subito acquistato Cassonetti, il suo primo romanzo, anch’esso edito da PeQuod, che avevo recensito ottimamente.
Questo suo nuovo lavoro, Il peso specifico dell’amore, si è rivelato nettamente più ricco e maturo del precedente: vuoi perché comunque il primo era pur sempre un romanzo giovanile (per quanto rimaneggiato e completamente riscritto), vuoi perché Gianluca ha chiuso con una voce energica tutte le parentesi rimaste aperte alla fine di Cassonetti. Sì, perché Il peso specifico dell’amore è un ideale seguito del primo, pur essendo completamente indipendente e fruibilissimo anche da solo: ritroviamo l’ex studente di psicologia Peter in un momento di violenta crisi del suo amore per la moglie, per l’ amante, per il lavoro, per la famiglia, per il suo passato, per il suo rapporto con la scrittura e soprattutto per se stesso.
Questo romanzo comincia “dalla fine”, come certi film: il protagonista è intenzionato a suicidarsi, ma prima vuole comprare una borsa da computer per accertarsi che il romanzo della sua vita sopravviva all’incidente. Ma il destino si frappone tra Peter e il suo proposito : ed ecco che una scoppiettante fanciulla, Denise, decide di salvarlo in tutti i modi, con metodi tutt’altro che consueti. Comincia così il viaggio a ritroso di Peter, che gli permetterà di ripercorrere gli ultimi mesi trascorsi.
Un periodo caratterizzato da eventi imprevedibili e decisioni dolorose che l’hanno lasciato dolorante e insicuro: il suo matrimonio fallito con Valentina (la sua fidanzata storica, che compariva già in Cassonetti), la sua problematica relazione con l’amante Vittoria (un legame nato sotto una bruttissima stella ed esploso in passione), i non-detti che getteranno nuova luce sul rapporto con suo padre (morto recentemente con molti segreti nel cuore), un sogno inseguito senza successo (quello della scrittura: i romanzi scritti da Peter hanno gli stessi titoli dei romanzi di Gianluca, per cui il racconto si fa, in questi casi, metaletterario) e il suo cane Paco, il cui amore verso il padrone è assoluto.
Un romanzo che racconta la crisi di una vita e pone l’accento su momenti specifici, su dettagli luminosi che ne mostrano la comica tragicità: sì, perché il marchio di fabbrica di Gianluca Antoni è propriol’ironia scanzonata che pervade ogni singola pagina, ogni episodio anche i più drammatici (come ad esempio gli ultimi istanti passati in ospedale al capezzale del padre morente). Una storia di tanti misteri, con qualche piccola e interessante sottotrama gialla (faccio riferimento al passato del padre di Peter, che nasconde la fuga da una persecuzione e un amore sepolto, ma mai dimenticato) e con la vita vera che si intreccia alla storia autobiografica delle sfighe editoriali del protagonista (che poi sono quelle dell’autore) in un gioco di specchi metanarrativo (ma sempre comprensibile) in cui si intrecciano Gianluca che scrive di Peter scrittore e Peter scrittore che scrive di Peter personaggio.
In definitiva si tratta di un romanzo ricco, leggibile a tanti livelli, una storia di tanti amori diversi (tutti quelli che posso legare una persona alla sua vita e ai suoi affetti) raccontata con il lessico della crisi che incontra il registro dell’ironia e che, pur nella sua serietà, ha tutta l’umiltà e la leggerezza di non prendersi mai troppo sul serio. Una sola domanda resta insoluta, alla fine del libro: quanto di quanto Gianluca c’è veramente in Peter? Lo scoprirò il 16 marzo alle ore 17.30 nella libreria Legolibri a Torino, quando andrò alla presentazione proprio per fargli questa e altre domande.
Antonio Luccarini (Il Messaggero, 20 novembre 2012)
Qual è il peso specifico dell’amore
La voce narrante de «Il peso specifico dell’amore» di Gianluca Antoni, (Italic, 18 euro) concordando con l’opinione di uno dei personaggi del libro, Nico, afferma: «Le parole sono aria. Aria che esce dalla bocca. A parole è facile… Ma spesso le parole non bastano. Sempre, le parole non bastano. Eccetto in politica. In politica la gente dimentica. In amore, no». La scrittura utilizzata offre la prova concreta ed oggettiva che le parole usate nell’operazione artistica compiono una rielaborazione del reale, non tanto ai fini di distanziarsene con la fantasia,ma per presentarlo nella sua eterogeneità e nella sua molteplicità. I protagonisti della storia d’amore narrata, Peter, potenziale suicida e Denise, che coltiva con estro e originalità i semi della sua lucida follia, attraversano le stazioni dell’amore in tutta la loro ampiezza; allora, via con le punte estreme… slanci e precipitazioni, idealizzazioni e pesanti delusioni. L’invito più o meno esplicito che viene dalla lettura di queste pagine – non per niente l’autore è psicologo psicoterapeuta – è quello di giungere all’accettazione del sé, con tutte le considerazioni del caso, con le mancanze, con le imprecisioni e con la condizione imperfetta in cui siamo collocato e con cui, alla fine, dobbiamo fare serenamente i conti. Anche questa felice prova di Gianluca Antoni, ci consegna un modo di far letteratura che non traccia linee di demarcazione nette tra la componente tragica dell’esistenza e quella involontariamente comica. A far da contorno, quasi frammenti di un paesaggio umano ricco ed emozionante, una miriade di personaggi, capaci ognuno di raccontarci uno spicchio d’anima, una sfumatura particolare delle nostre segrete intimità.
Gian Paolo Grattarola (Mangialibri, 10 ottobre 2012)
Pietro Stroppa detto Peter è uno psicologo ormai prossimo ai quarant’anni. Ha un lavoro fisso che detesta e trascina la propria esistenza senza entusiasmo e senza mai riuscire a mettere convinzione in tutto ciò che fa. La moglie Valentina lo ha scaricato accusandolo di essere incapace di amare e anche la relazione con Vicky è naufragata a causa della sua sconsideratezza. La morte improvvisa del padre e la delusione per il mancato successo del proprio romanzo non fanno che peggiorare la sua condizione e spingerlo a progettare il suicidio. Ma prima di uscire di scena definitivamente decide di trascrivere le proprie memorie in forma di romanzo e di abbandonarle in un portatile sul ciglio del precipizio da cui andrà a gettarsi. Entra in una valigeria per acquistare una borsa adeguata a proteggere il computer dalle intemperie, dove viene accolto da una giovane commessa, Denise, che si rivela invadente e pazzoide. Un atteggiamento apparentemente irritante, ma dietro al quale si nasconde un doloroso segreto che la induce con ostinata generosità di tentare di salvarlo… Gianluca Antoni, psicologo, psicoterapeuta e autore delle guide Trova il tuo lavoro e Realizza i tuoi sogni, pubblicate da Il Sole24Ore, non inciampa alla prova del suo secondo romanzo. Anzi sembra qui imprimere un’ulteriore accelerazione alla guizzante vivacità narrativa che già avevamo avuto modo di apprezzare in Cassonetti. La sua rappresentazione dissacrante e scanzonata della società attuale porta alla luce la necessità di raccontare l’esistere, che è una maniera del tutto particolare di intendere la scrittura e di conferirle nuova vitalità. L’intera ossatura del romanzo è venata da una larga faglia che impedisce ai personaggi di aderire pienamente alla vita e all’amore di trovare un punto di consistenza assoluto. Il racconto si dipana nella perfetta identità del narratore con la figura del protagonista, ma senza mai rischiare le pericolose secche dell’autobiografismo e i gorghi dell’introspezione psicologica. Articolando in un disegno fluido i vari tempi, l’autore senigalliese intesse, infatti, una narrazione appassionante che non manca di evidenziare tematiche ora divertenti ora dolorose. E di agganciare il lettore fin dalle prime battute per condurlo a un finale che, pur non contemplando sorprese, riesce a dirci ancora qualcosa che nel corso di tutto il libro non eravamo stati in grado di cogliere fino in fondo.